Iniziare a scrivere per me non è stato facile, ho sempre pensato che non avevo granché da scrivere e che, se lo avessi fatto, lo avrei fatto male.
E dopo aver avuto la fortuna di incontrare nella mia vita professionale Annamaria Anelli, Mafe De Baggis e Luisa Carrada, grandissime professioniste di scrittura e storytelling, ho iniziato timidamente a sperimentare.
Ma più di tutto un libro, di Annamaria Testa, “Minuti scritti – esercizi di pensiero e scrittura”, mi ha permesso di riconciliarmi definitivamente con la scrittura. Questo libro ha lavorato negli anni, non l’ho letto e praticato tutto insieme, ma un po’ alla volta.

Per me è stato un po’ come andare in palestra, una palestra di scrittura. Per me è stato un po’ come andare in palestra, una palestra di scrittura.
E così, come non si diventa forti e muscolosi dopo aver sollevato un peso per una volta, non si impara a scrivere se non continuando a ripeterlo, come un esercizio.
Questo libro è anche una palestra per il pensiero e allenare il pensiero è una cosa che a me sta particolarmente a cuore perché, come dice Lao Tzu, se prestiamo attenzione ai nostri pensieri ci stiamo prendendo cura del nostro destino:
“Fai attenzione ai tuoi pensieri perché diventano le tue parole,
fai attenzione alle tue parole perché diventano le tue azioni,
fai attenzione alle tue azioni perché diventano le tue abitudini,
fai attenzione alle tue abitudini perché diventano il tuo carattere,
fai attenzione al tuo carattere per che diventa il tuo destino.”
Lao Tzu
Ma chi è Annamaria Testa? Non avrebbe bisogno di presentazioni ma per chi non la conoscesse si occupa di comunicazione e creatività come consulente, blogger, saggista e docente universitario.
Ma siccome questo libro è una palestra, qui cito una parte di un capitolo, che per me è diventata una routine per migliorare, giorno dopo giorno, quello che faccio. Invito chiunque scriva, voglia scrivere per sé o per gli altri a fare suo questo piccolo capolavoro.
“Modificare, togliere, aggiungere.
Rileggete più di una volta. Rileggete dopo aver fatto riposare il vostro testo almeno un giorno e, idealmente , per un tempo abbastanza lungo da esservene (almeno un po’) dimenticati: uno sguardo fresco vi aiuta a intercettare meglio gli errori. Se possibile, stampate e rileggete su carta.
Se non trovate proprio niente da cambiare vuol dire che non state rileggendo sul serio.
Ed ecco una lista di controllo. È breve, non avete scuse per non seguirla
Ortografia. Occhio ai refusi, alle regole ortografiche, agli accenti gravi e acuti. Controllate di aver scritto giusti i nomi. Non fidatevi del correttore automatico. Fatevi venire dei dubbi: vi basta un click per controllare.
“D” eufoniche. Usatele solo quando la parola che segue comincia con la stessa vocale: siamo stati ad Ancona e a Udine. Eccezione: ad esempio. il motivo che mi fa preferire la formula per esempio.
Concordanze. Verbi e soggetti vanno d’accordo? maschile/femminile? a proposito di soggetti: sono tutti quelli che servono?
Tempi e persone. Siete scivolati dal presente al passato prossimo al remoto al presente nel giro di due righe punto di domanda scegliete un tempo verbale e stateci dentro punto. siete scivolati da “io” a “tu” a “noi” alla forma impersonale nel giro di un paragrafo? Mettete ordine.
Punteggiatura. Ascoltate il testo. Segnate gli incisi. Alternate frasi lunghe e brevi: se scrivete solo periodi di tre parole sembra che abbiate il singhiozzo, ma un testo fatto solo di periodi lunghi 6 righe sfida la pazienza di (quasi) chiunque. Considerate che periodi più lunghi di 25 parole mettono in difficoltà i lettori deboli.
Formule antiquate. Allorquando, al fine di, bensì, a ciò che, ovvero… meglio di no.
Sale, zucchero e condimenti: D’accordo, nessuno ha voglia di leggere un testo scipito. Ma non esagerate con gli effetti speciali. Non mettete tre aggettivi se uno può bastare, o almeno non fatelo sempre. Misurate gli avverbi: Se tizio zoppica, e implicito che lo faccia “faticosamente”.
Periodi caotici. Se potete scrivere la stessa cosa in modo più semplice, fatelo. Come ci si riesce? Si gira la frase. La si spezza in due. La si riformula. Si cercano parole più quotidiane e più brevi.
Metafore. Sono appropriate? Usatele bene con parsimonia. Evitate di infilare una metafora dentro un’altra: scrivere il tramonto insanguinato sfiorì nel morto velluto di una notte orfana di luna non è una buona idea.
Parole. Avete usato le parole giuste? Vi prendete la responsabilità di scegliere le parole che adoperate, una a una ? E poi: mi auguro che non usiate parole del cui significato non siete più che certi solo perché vi sembrano suggestive. Nel dubbio, click: verificate.
Quando avete fatto un po’ di pulizia, rileggete ancora ponendovi qualche domanda.
Tutto quello che avete scritto ha una necessità un senso?
L’ordine in cui l’avete scritto è naturale e intuitivo?
Ci sono, nel testo, aree troppo dense o troppo rade?
Il testo comincia con qualcosa di interessante e si conclude in modo appropriato, o sembra interrotto a caso?
Che cosa potreste tagliare?”
Oltre a questa utilissima check list, il libro di Annamaria Testa aiuta ad alimentare il processo creativo della scrittura, prendendo spunto da un’azione banale come bere un bicchiere d’acqua, un’immagine e anche da una targa automobilistica.
Nessuno sa come impatterà, sulla vita degli altri, quello che fa. La gran parte delle cose sono fuori dal nostro controllo.
Ma se l’intenzione che nutre le nostre azioni poggia sui nostri valori, se “le parole poggiano sul nostro cuore” (Cit. Nicoletta Cinotti), un risultato positivo prima o poi lo si genera, anche se potremmo non venirne mai a conoscenza.
Buona scrittura, di cuore, anche a te!
Fabio